Il M. Nery è la più alta e imponente cima che separa il Vallone di Frudière da quelli di Chasten e di Stolen; la Cleve di Moulaz (
itinerario escursionistico 32), la Punta Champlong (
escursione 59) e il Soleron (
variante 59b) sono le altre vette dello stesso costone.
La salita può essere effettuata lungo diverse vie; le più utilizzate sono la cresta nord dal Colle Frudière, con passaggi di III, e quella lungo la cresta ovest, considerata la "normale" e qui descritta.
Benchè il Nery sia una vetta molto conosciuta e ben visibile da molti punti delle valli circostanti, viene salita piuttosto di rado. Il motivo va certamente cercato, oltre che nelle difficoltà che si incontrano, nel notevole dislivello da affrontare e nella lunghezza del percorso.
L'avvicinamento dal lato di Ayas si svolge nel solitario e selvaggio Vallone di Chasten, con i suoi sconosciuti e spesso quasi invisibili sentieri lontani dai più turistici e frequentati itinerari dell'alta valle; qui l'isolamento è quasi totale e la natura la fa da padrona al di là dei pochi alpeggi ancora utilizzati.
La deviazione verso nord prima del Colle Chasten porta a risalire il pendio composto da erba e pietraia fino al filo della cresta occidentale; qui inizia la parte più impegnativa. Il filo di cresta presenta effettive difficoltà alpinistiche seppur piccole; il percorso qui descritto segue una vaga traccia pochi metri sotto la suddetta cresta, sul versante sud, resa visibile solo da ometti di pietre. I 550 metri circa che separano dalla sommità del Nery sono caratterizzati da una successione di passaggi su roccia fino al II grado, mediamente esposti, alternati a brevissimi e ripidi tratti erbosi, sottili cenge, saltuarie tracce di sentiero. Benchè in molti casi questa parte sia considerata solo
EE, facendo riferimento alle definizioni dei gradi su roccia si è ritenuto più opportuno considerarla
F, facile ma alpinistica, soprattutto per rimarcare la maggior difficoltà che questa vetta presenta rispetto a molte altre
EE. La salita è pertanto sconsigliata a chi non abbia un minimo di preparazione tecnica ed esperienza, nonchè allenamento, sangue freddo e abitudine al vuoto. Anche la conoscenza del Vallone di Chasten può aiutare, consentendo di procedere con più certezza dove il sentiero di avvicinamento non è tracciato.
Considerata la partenza a Tollegnaz, il dislivello totale è di quasi 2100 metri. Con il necessario allenamento e uno zaino preferibilmente leggero contenente lo stretto indispensabile la salita può essere effettuata in giornata, iniziando a camminare nelle prime ore del mattino, oppure spezzata in due giorni con pernottamento in tenda - preferibilmente nella zona ove ci si stacca dal sentiero per il Colle Chasten - o meglio al
bivacco Cravetto, ubicato nell'alto Vallone di Stolen poco al di sotto del versante gressonaro del Colle Chasten. Questa variante, benchè costringa ad allungare il percorso, permette di risparmiare sul peso dell'equipaggiamento (si evita per lo meno la tenda) e passare la notte in una solida e comoda struttura.
L'itinerario sotto descritto è basato sulla salita dell'
escursione 36, Tollegnaz - Colle Chasten via alpe Pera Piccolla. Sono considerate sia la salita in giornata che la variante che utilizza il Cravetto come punto d'appoggio.
Nella sezione "
video" è presente un mini-documentario di 28' in HD sulla
salita al Nery da Tollegnaz via Colle Chasten con pernottamento al Bivacco Cravetto.
Avvicinamento: Tollegnaz ~ m. 980 - base del Nery ~ m. 2400.
Tipo di percorso: vedi itinerario 36.
Tempo di percorrenza: 180' - 240' (esclusa andata e ritorno per il bivacco).
Difficoltà: sentiero tracciato male o invisibile, pietraia.
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1. Vista sull'alto Vallone di Stolen dal Colle Chasten. Il bivacco è già visibile. |
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2. La pietraia nel canalone. |
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3. 3. La facciata del bivacco. |
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4. L'interno del bivacco. In fondo i posti letto. |
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5. Indicato dalla freccia bianca dal bivacco è già identificabile il valico nord. |
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6. Arrivo al valico. Nel cerchio un vecchio segnavia. |
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7. I percorsi di salita e discesa dal Nery visti dal valico. |
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8. Lungo la base ovest della cresta spartiacque. |
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Variante 1: salita in giornata o in due giorni con pernottamento in tenda:
seguire il tratto 1 e parte del tratto 2 dell'itinerario 36 da Tollegnaz verso il Colle Chasten. Superata l'Alpe Pera Piccolla procedere ancora verso il Colle Chasten fino a quota 2400 circa, alla base del pendio erboso della cresta ovest del Nery.
Qui si può iniziare la risalita come sotto descritto, o piantare la tenda se si intende pernottare sul posto.
Variante 2: salita in due giorni con pernottamento al bivacco Cravetto:
seguire per intero i tratti 1 e 2 dell'itinerario 36 fino al Colle Chasten.
Raggiunto l'intaglio del Colle iniziare la discesa sul versante est nel Vallone di Stolen. Il bivacco Cravetto è già in vista (foto 1).
Anche su questo versante i sentieri non sono tracciati sul terreno; è visibile un segnavia n. 2 sul lato destro della valle, ma questo sentiero non scende al bivacco. Sempre nella foto 1 è visibile un breve canalone parallelo all'asse longitudinale del vallone. Si può superare facilmente mantenendosi sul costone destro fino alla sua base, e poi attraversarlo dirigendosi al bivacco, oppure rimanere subito sulla sinistra - più pietrosa - e raggiungerlo da dietro, o ancora scendere nel canalone (foto 2) e risalire poi a sinistra.
Il bivacco Cravetto ( foto 3), gestito dal CAI di Gressoney e inaugurato a fine estate 2006, è stato ottenuto ristrutturando la preesistente costruzione in pietra dell'alpe Chlekch, a quota 2422. È dotato di 8 posti letto su due livelli ( foto 4), cuscini, coperte, angolo cottura con bombola e viveri di emergenza, stufa a legna e un impianto elettrico costituito da una batteria mantenuta carica da un impianto fotovoltaico e da una lampadina a basso consumo.
Al mattino, lasciato il bivacco in perfetto ordine e prelevato il bollettino per il pagamento, si riprende il cammino evitando però di dirigersi verso il Colle Chasten (a meno di non voler semplicemente scendere a Tollegnaz rinunciando alla salita).
Esiste infatti un valico secondario a quota 2609 sullo spartiacque Ayas/Gressoney a nord del Colle Chasten, ed è ampiamente consigliabile utilizzarlo per la salita al Nery dal Cravetto onde accorciare notevolmente il percorso, evitare inutili saliscendi e ridurre considerevolmente i tempi necessari. Come di consueto non esiste un vero sentiero che lo raggiunge, ma il valico è già identificabile facilmente dal bivacco (foto 5).
Il colle viene raggiunto senza particolari difficoltà procedendo su prato o pietraia con pendenza non eccessiva, più pronunciata solo nella parte terminale; sulle rocce a sinistra del colletto sul lato di Gressoney è presente un vecchio segnavia 2 (foto 6), che risulta discorde rispetto all'attuale cartografia.
Oltrepassato il colletto si incontra una pietraia; la si percorre in direzione nord mantenendo la quota o in leggera salita, inizialmente alla base della parete a destra e poi allontanandosi gradualmente dalla linea spartiacque, fino ad incontrare la traccia (sono presenti alcuni ometti di pietre che potrebbero anche essere poco visibili) che sale all'avvallamento di quota 2910 sulla cresta ovest del Nery e rappresenta la "normale" per chi sale e scende da e verso Tollegnaz. La situazione è schematizzata nella foto 7, scattata dal colletto: in verde il percorso (foto 8) che dal suddetto colletto punta verso il Nery; in blu il percorso che, più in basso, si unisce al sentiero tra l'alpe Pera Piccolla e il Colle Chasten e che verrà utilizzato per la discesa (sempre che non si intenda scendere verso Issime).
Considerata la scarsissima frequentazione della zona, nel punto di incontro delle due tracce può essere una buona idea lasciare ciò che non si reputa necessario per la salita (sacco a pelo ecc. ma non il cibo che potrebbe essere trovato dagli animali) per alleggerire lo zaino. Il tutto sarà poi recuperato al ritorno. |
Salita: base sud del Nery ~ m. 2400 - M. Nery m. 3075.
Tipo di percorso: pendio erboso o pietraia, poi cresta rocciosa.
Tempo di percorrenza: 150' - 180'.
Difficoltà: passaggi esposti di I e II sulla cresta.
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9. Si punta verso la cresta. |
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10. Ultimi passi prima della cresta. Sono visibili due ometti. |
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11. Inizio della cresta. |
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12. Un passaggio su sfasciumi a breve distanza dal colletto di quota 2910. |
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13. Due ometti lungo il percorso. |
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14. Passaggio su roccette (I). |
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15. Salita ripida su sfasciumi. |
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16. Un punto piuttosto esposto. |
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17. Superamento di un canalone che scende dalla sovrastante cresta. |
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18. Penultimo risalto roccioso; in evidenza un passaggio di II. |
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19. Avvicinamento all'estremità ovest della cresta sommitale con un vecchio segnavia. |
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20. L'ultimo tratto di facile cresta rossastra e l'ometto di vetta. |
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21. La vetta del Nery. |
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La salita verso la cresta del Nery, apparentemente ripidissima se guardata dall'esterno, mostra in realtà una pendenza più ridotta (30-35°). Esiste una traccia fatta di ometti di pietra, ma non è strettamente indispensabile seguirla passo per passo; è possibile invece scegliere il passaggio che più si preferisce tra erba e pietraie (foto 9), in funzione delle condizioni del terreno (chiazze di neve, erba bagnata ecc.). Il tracciato GPS in questo caso rappresenta quindi il percorso seguito da me, e non è un percorso obbligato.
Si continua a guadagnare quota in direzione della sovrastante cresta senza comunque incontrare alcuna particolare difficoltà; lo spartiacque viene raggiunto a quota 2910 dopo un breve passaggio su roccette (foto 10). Da questo punto la distanza (in pianta) dalla vetta è di circa 550 metri.
Una volta in cresta (foto 11) è possibile notare come questa sia molto frastagliata, formata da rocce incastrate tra loro ma non sempre del tutto fisse, e come non ci siano evidenti segni di passaggio.
A meno di non volersi cimentare con il percorso che rimane sul filo, avvicinandosi al primo spuntone roccioso a est del punto dove si è spuntati si può notare come esista in realtà un passaggio sul versante meridionale, segnalato da qualche ometto.
Il percorso da qui si fa più complesso; rimanendo sempre sul fianco sud della montagna, leggermente sotto il filo di cresta, si superano i numerosi risalti rocciosi che la rendono frastagliata, affrontando numerosi passaggi e saliscendi su roccia, talvolta mediamente esposti, intervallati da piccoli traversi e sottili cengie su ripido pendio erboso, sfasciumi (foto 12) o terra.
Gli ometti sono in effetti piuttosto utili per velocizzare l'individuazione dei punti più pratici in cui passare; la loro distanza è fortunatamente piuttosto ridotta, ma non sono facilissimi da individuare mimetizzandosi bene tra le rocce dello stesso colore (foto 13).
Le foto 14 e 15 mostrano alcuni dei passaggi di facile arrampicata o su pietrisco a schegge anche ripido che si alternano di continuo lungo lo sviluppo della cresta; nella foto 16 invece una cengia rocciosa, e nella 17 un punto in cui si supera - procedendo su sfasciumi a volte poco sicuri - uno degli aspri canaloni che incidono questo versante.
Il passaggio dalla penultima protuberanza della cresta all'ultimo canalino viene superato disarrampicando su una paretina di circa 4 metri di II grado, evidenziata nella foto 18 e si risale poi ancora su sfasciumi (foto 19) raggiungendo così una sorta di anticima sassosa che costituisce l'estremità occidentale della cresta sommitale. Qui si incontrano anche vecchie indicazioni verniciate sulla roccia (un 1 cerchiato di rosso).
Quest'ultima anticima, leggermente inferiore alla vera vetta, è collegata ad essa da una cresta non troppo affilata e facile da percorrere (foto 20), lunga una ventina di metri, che conduce finalmente alla vera cima del m. Nery (foto 21).
Questa si presenta imprevedibilmente ampia, in grado di ospitare diverse persone contemporaneamente. Sono presenti due ometti di differente altezza; all'interno del più grande è ricavata una nicchia contenente una scatola metallica con il libro di vetta e una matita.
La visuale è ovviamente libera a 360°; tra le cime più vicine ricordiamo a sud il gruppo formato dal Voghel e dalle Becche di Vlou, Torchè e Mortens (foto 22), e a nord quello più basso comprendente Rena, Taille e Taf che sovrastano la conca che ospita i laghi Frudière (il Nery è anche conosciuto come Becca Frudiera).
22. Il Voghel e le Becche di Vlou e Torchè visti dal Nery. |
Discesa: M. Nery m. 3075 - base sud del Nery ~ m. 2400. - Tollegnaz ~ m. 980
Tipo di percorso: pendio erboso o pietraia, poi cresta rocciosa.
Tempo di percorrenza: 210' - 300'.
Difficoltà: passaggi esposti di I e II sulla cresta.
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23. Inizio del ritorno sulla cresta. |
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24. Risalita sul passaggio di II. |
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25. Ritorno sulla cengia. |
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26. Diagonale su placca. |
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27. Discesa sulla pietraia del versante sud del Nery. |
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28. Allontanamento dalla cresta in direzione del sottostante sentiero. |
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Il ritorno alla base del Nery avviene ripercorrendo al contrario lo stesso percorso utilizzato per salire.
Si lascia la cima ripercorrendo la cresta in direzione ovest (foto 23) fino a raggiungere l'anticima; qui si torna sul pendio sud affrontando, questa volta più facilmente in salita, la paretina di II (foto 24).
Anche per il ritorno gli ometti continuano nella loro utilità, soprattutto laddove, visto magari dal basso, il punto migliore dove passare non è evidente.
I punti più interessanti della cresta sono bene o male gli stessi (foto 25 e 26).
Raggiunto nuovamente il punto più basso della cresta si inizia a scendere sul pendio sud (foto 27 e 28) raggiungendo così il punto di partenza, dove ci si unisce al sentiero utilizzato per salire.
Da qui la discesa avviene via alpe Pera Piccolla, La Sort Superiore e Inferiore, Pra Baluard, Seuc e Grün, al di sotto della quale si ritrova la strada sterrata e lastricata che conduce al punto di partenza a Tollegnaz. |
L'immagine sopra riporta, completo di reticolo WGS84, l'insieme di percorsi relativi alle varianti qui proposte per la salita al Nery.
In accordo con i colori del tracciato allegato e della
foto 7, il tratto in verde è quello che sale dal bivacco Cravetto attraverso il colle di quota 2609 fino alla vetta del Nery. Lo stesso percorso viene riutilizzato per la discesa fino al punto in cui si incontra l'inizio del tratto in blu, che va seguito se si intende scendere nel Vallone di Chasten (per tornare nel Vallone di Stolen, naturalmente rimanere sul percorso verde).
Il punto a quota 2910 è quello in cui si raggiunge il filo di cresta.
In verde scuro è riportata la circostante rete sentieristica della zona, comprendente i due sentieri che percorrono l'alto Vallone di Chasten, il sentiero 2 che sale da Issime e la traccia (inesistente sul terreno ma disponibile allegata all'
itinerario alpinistico 7) che porta dal Colle Chasten verso il M. Voghel. I confini comunali sono in fuxia.
Cliccare sull'immagine per scaricare il tracciato per GPS Trackmaker, per Google Earth e una cartina a risoluzione superiore.
NOTA: il tracciato che fornisco è relativo ai MIEI movimenti nel giorno in cui ho seguito il percorso, e può contenere imprecisioni dovute a miei spostamenti non inerenti il tragitto e ad errori dello strumento. Utilizzatelo come riferimento, eventualmente come traccia approssimata e per il calcolo delle distanze dai waypoint, e NON seguitelo se si dirige in posti assurdi.
Note meteorologiche:
Si consiglia naturalmente una giornata serena, per poter godere dell'ampio panorama e per scongiurare la possibilità di incontrare pericolose rocce bagnate sulla cresta, nonchè scivolosa erba umida sul pendio.
Periodo consigliato:
Sicuramente il periodo migliore è quello in cui l'innevamento è scarso o nullo; indicativamente da giugno a settembre/ottobre.
Attrezzatura:
Non si richiede alcuna particolare attrezzatura, ma ovviamente sono indispensabili scarponi a suola rigida con ottima tenuta sulle rocce.
Incontri:
Tutto il percorso si snoda in zone decisamente solitarie in cui è piuttosto difficile incontrare altre persone.
Discorso diverso per gli animali;
durante la salita da cui derivano le foto di questa pagina sono stati visti camosci, stambecchi, pecore, asini, una lepre e un colubro.
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