Salita: Covarey - M. Avic
Tipo di percorso: sentiero - pietraia - roccia.
Tempo di percorrenza: 4h - 5h.
Difficoltà: grandi pietraie non perfettamente stabili, possibili nevai ad inizio stagione, passaggi su roccia (max II) in parte attrezzati.
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1. Partenza da Covarey lungo la strada. |
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2. Fine della strada asfaltata a Veulla e inizio della salita. |
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3. La nuova stradina diventa presto sterrata e sfiora il recinto del Parc Animalier (a sinistra). |
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4. Il primo bivio: si lascia la strada seguendo il sentiero 7 a destra. |
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5. Il sentiero, che in questo tratto è lastricato, supera il Ru Chevrère. |
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6. Il bivio per il Barbeston e Pra Oursie. |
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7. Pra Oursie e il sentiero 7. |
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8. Il recinto con la tavola orientativa e la stazione meteorologica. |
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9. Superato Pra Oursie si rientra nel bosco. |
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10. Ometti e frecce gialle indicano il sentiero. |
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11. All'uscita dal bosco ci si trova quasi alla base di un salto di roccia. |
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12. I resti dell'Alpe Fiè e la parete sud del Ruvic. |
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13. Giunti in una conca, a sinistra si scarta la poco evidente diramazione per la variante dei laghetti. |
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14. Procedendo verso il Col Varotta ci si ritrova presto su pietraia, con grandi ometti e segnavia. |
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15. Salita su pietraia in direzione del Colle Nord. |
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16. Pietraia ripida prima del Colle Nord. |
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17. Arrivo al Colle Nord. |
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18. L'Avic visto dal Colle Nord. |
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19. Avvicinamento alla parete dell'Avic. |
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20. Il primo diedro. |
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21. Il secondo diedro, attrezzato con un cordino. |
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22. La cengia attrezzata con un cavo d'acciaio e una staffa. |
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23. Paretina attrezzata con un canapone. |
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24. Ultimo tratto attrezzato: una cengia verso sinistra. |
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25. La cresta est dalla base. |
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26. Il passaggio sul lato sud della cresta sommitale. |
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27. Il passaggio sul lato nord. |
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28. Ultimi metri di salita su rocce rotte. |
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Raggiunta da Champdepraz la frazione di Covarey, si lascia il mezzo al parcheggio prima che la strada diventi chiusa al traffico non autorizzato.
Il cammino inizia dunque sulla stessa strada (foto 1), che lasciata Covarey supera il centro visite del Parco e l'Hotel Parc Mont Avic e raggiunge la vicinissima frazione di Veulla/La Ville. Qui la strada asfaltata finisce in un piccolo piazzale dove inizia anche, con una rampa, una strada lastricata (foto 2). All'inizio di questa stradina si trovano numerose indicazioni, tra cui quella per il Col Varotta riportato a 4h sul sentiero 7 nonchè un cartello in legno per l'agriturismo Pra Oursie.
La strada è dapprima lastricata ma si fa presto sterrata e costeggia per un tratto il recinto del Parc Animalier (foto 3).
Si prosegue fino ad un bivio (foto 4): a sinistra i segnavia 5C e 6, a destra 7 e 7B (700 metri circa dalla partenza). Pra Oursie è indicato in entrambe le direzioni; più avanti esistono infatti altri due sentieri che permettono di raggiungere l'agriturismo (questo tuttavia è consigliato perchè è il più diretto).
Lasciata dunque la strada si prende quota velocemente salendo ripido in un bosco di pino uncinato e diventando lastricato. Si incontra e supera (foto 5) il canale Ru Chevrère con sponde metalliche (il canale qui segna il confine del Parco del M. Avic) dopo il quale il sentiero torna sterrato. Si supera un torrente con un ponte, poi il sentiero prende quota con una pendenza maggiore.
Usciti dal bosco a quota 1780 circa si incontra, prima di una serie di due ponticelli in legno, l'indicazione circa il sentirero 7B per il Barbeston che si stacca a destra dal principale (foto 6); lo si tralascia dirigendosi ancora brevemente verso il vicino agriturismo Pra Oursie (m. 1794) senza raggiungerlo (a meno di non voler rabboccare la scorta d'acqua) e seguendo il segnavia 7 (foto 7).
Il sentiero passa così alle spalle dell'alpeggio e supera a destra un piccolo recinto in legno contenente una tavola orientativa (foto 8) e una stazione di rilevamento meteorologico; si attraversa così la radura circostante l'agriturismo, entrando poi nuovamente nel bosco con un dolce traverso (foto 9). Il sentiero rimane ben visibile e marcato anche da frecce gialle e ometti (foto 10); si supera un rivolo d'acqua (che a seconda della stagione potrebbe essere asciutto) piegando a sinistra e aggirando così i detriti di una frana che risale al 2010 e che ha cancellato parte del sentiero precedente.
Quando il bosco inizia a diradarsi ci si trova apparentemente alla testata dell valle, con i ripidi contrafforti della parete sud del Ruvic a destra e un'altra parete rocciosa di fronte (foto 11). Il sentiero prosegue descrivendo un semicerchio verso destra, superando i ruderi dell'Alpe Fiè (foto 12) e risalendo poi con tornanti un ripido scivolo erboso che consente di aggirare a destra la barra rocciosa. In questo tratto, approssimativamente a quota 2100, si trova una sorgente che potrebbe essere utile per fare scorta d'acqua.
Poco dopo, a circa 2150 m., si sbuca in una verde conca erbosa (foto 13). Qui la via classica si separa da una variante (variante dei laghetti, itinerario alpinistico 8b). Per proseguire dunque su questa via si rimane sul sentiero 7 che attraversa la conca e prosegue in direzione del Col Varotta.
Ben presto il sentiero su prato lascia spazio alla pietraia; la traccia è ancora segnalata da bolli gialli, segnavia 7 e grossi ometti di pietre (foto 14).
foto 15). Si procede nuovamente su grande pietraia fortunatamente abbastanza stabile, trovando qualche ometto di pietre; man mano che ci si avvicina al colletto (foto 16), da quota 2600 in su, la pendenza si fa più pronunciata. Si giunge così finalmente al colle (foto 17), da cui si può già abbracciare un bel panorama sulla Valle d'Aosta occidentale, con l'Emilius, il Bianco e il Grand Combin a farla da padroni, mentre la visuale più a nord è chiusa dalla massa del Ruvic. A sud si può ora osservare da vicino il versante nord dell'Avic, su cui si snoderà il resto della salita. Questo si presenta come un pedio detritico sovrastato da una parete rocciosa (foto 18).
Dal colletto - o meglio da alcuni metri più in basso sul lato est - si riprende il cammino su questa pietraia puntando al lato sinistro della parete (foto 19), trovando tracce di sentiero e qualche ometto di pietre. Il terreno è formato ora da ghiaia e rocce più piccole, presentandosi sostanzialmente piuttosto instabile, e con pendenza ancora in progressivo aumento.
Arrivati alla base della parete ci si trova ad affrontare il tratto più tecnico della salita.
Si affronta dapprima un facile dietro di I grado (foto 20) di alcuni metri, seguito da una piccola cengia sulla destra che conduce ad un secondo canalino, facilmente identificabile dal basso grazie ad un cordino fisso che tuttavia non ne raggiunge la base.
Si tratta di una paretina di 6-7 metri di II grado (foto 21).
Non presenta vere difficoltà tecniche; ci sono buoni appigli (soprattutto sulla destra) ma ghiaia e piccoli sfasciumi rendono gli appoggi meno sicuri (soprattutto in discesa).Subito dopo questo canalino si percorre una facile cengia verso destra, moderatamente esposta ma attrezzata con un cavo d'acciaio. Lo scalino per raggiungere il piano della cengia è facilitato da una staffa di corda (foto 22).
Superata la cengia un passaggio verso sinistra conduce al terzo punto attrezzato (foto 23), una piccola parete sufficientemente gradinata ma resa comunque più facile dalla presenza di un canapone.
Infine, dopo un tratto su sfasciumi, un'altra cengia verso sinistra, anche questa attrezzata con un cavo d'acciaio (foto 24) conduce sulla spalla dove ha inizio la breve cresta est (foto 25).
Anche questa è, come tutto il resto, un ammasso di sassi e rocce rotte; si presenta tuttavia con tracce di passaggio sul lato sinistro (sud) con una cengia di alcuni metri in discesa (foto 26) con successiva risalita ad un intaglio che riporta sul lato nord (foto 27), percorribili senza problemi con l'aiuto delle mani. Un'ultima salita su roccette (II-, foto 28) e si guadagna infine la vetta del M. Avic (foto 29).
29. La vetta del M. Avic.
La cima dell'Avic, una sottile cresta orientata est-ovest, è piuttosto aguzza e non vi possono trovare posto molte persone; il terreno è composto da grossi sassi instabili e la verticalità dei versanti suggerisce cautela nei movimenti. È presente una statua di una Madonna su un piedistallo (installato nel 2010) con un parafulmine.
Il panorama è grandioso in tutte le direzioni ed è possibile osservare gran parte delle più elevate e note cime della Valle d'Aosta, tra cui la Grivola, l'Emilius, il Grand Combin, il Cervino, la Dent d'Herens, gran parte delle vette che circondano Ayas (inconfondibili i vicini Zerbion e Testa di Comagna, il Testa Grigia, Il Soleron, il Nery, le Becche di Vlou e Torchè quasi allineate), e naturalmente i massicci del Bianco e del Rosa. In basso si stende l'intero Parco del M. Avic, di cui sono ben riconoscibili l'area del rifugio Barbustel con il Lago Bianco e l'omonimo Colle, il Lac Gelé, il M. Glacier, l'Iverta...
30. Panoramica da ovest ad est dalla vetta dell'Avic.
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Discesa: M. Avic - Covarey
Tipo di percorso: roccia - pietraia - sentiero.
Tempo di percorrenza: 3h - 4h.
Difficoltà: grandi pietraie non perfettamente stabili, possibili nevai ad inizio stagione, qualche passaggio su roccia (max II).
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31. Partenza dalla vetta sul lato nord della cresta est. |
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32. Discesa sulla spalla est. |
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33. Ritorno sulla prima cengia attrezzata. |
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34. Discesa faccia a monte da parete con corda fissa. |
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35. Perdita di quota su pendio detritico in direzione del Colle Nord con l'aiuto di qualche ometto. |
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36. Discesa dal Colle Nord verso est, su grande pietraia. |
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37. Esaurita la pietraia si procede verso il limite del bosco. |
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38. Si sfiora Pra Oursie lasciandolo a destra e si imbocca poi la prosecuzione del sentiero 7. |
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39. Riunione con la strada di fondovalle; si svolta a sinistra. |
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40. Passaggio da Veulla. |
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La discesa avviene seguendo lo stesso itinerario di salita.
Si lascia la vetta (foto 31) in direzione est seguendo la cresta, calandosi per prima cosa sul lato sinistro - nord - per alcuni metri fino ad intercettare una cengia che viene seguita brevemente per poi salire ad un piccolo intaglio che porta sul versante sud; qui si segue un'altra cengetta per qualche metro fino a portarsi sulla spalla est (foto 32).
Si scende dalla spalla sul lato nord intercettando la prima cengia attrezzata (foto 33) e di conseguenza, dopo questa, le altre cenge e paretine (foto 34) fino a portarsi in cima all'area detritica. Lasciata la zona rocciosa si prosegue la discesa su detriti (foto 35) in direzione del Colle Nord. Non ci sono veri passaggi obbligati, e si trovano diversi ometti di pietre (potrebbero essercene più serie). La pendenza va via via riducendosi e, soprattutto nella parte inferiore, si possono incontrare tracce di sentiero.
Si lascia poi il colletto ancora su terreno ripido, dirigendosi verso il fondovalle sul versante est, seguendo gli ometti lungo la grande pietraia (foto 36) e descrivendo un largo semicerchio verso sinistra andando poi ad intercettare le tracce del sentiero 7 che proviene dal Col Varotta. Da considerare che, sulla pietraia, il sentiero 7 non è visibile a terra ed è segnato da ometti di pietre e segni gialli dipinti, che potrebbero essere di non immediata individuazione.
Una volta stabilmente sul 7 lo si segue verso valle; usciti dalla pietraia si procede su più comoda traccia su prato (foto 37) superando i ruderi dell'Alpe Fiè dopo una serie di ripidi tornanti e rientrando così nel bosco, che si fa gradualmente più fitto.
Raggiunta la radura di Pra Oursie si lascia l'agriturismo sulla destra (foto 38) imboccando la prosecuzione del sentiero 7 (evitando dunque le diramazioni 6B e 7B).
Durante la discesa si riincontra e supera il Ru Chevrere, uscendo di fatto dai confini del Parco del M. Avic; sempre seguendo il sentiero ci si riunisce a quota 1370 circa alla sterrata (5C/6) (foto 39) che unisce Voella con la località Magazzino; si svolta così a sinistra riguadagnando in breve Veulla (foto 40), dove il sentiero ha termine. Da qui mantenendosi sulla strada si torna velocemente a Covarey. |