AVVISO AI VISITATORI
A seguito del proposito di un nuovo collegamento funiviario tra Frachey e il Colle Superiore delle Cime Bianche nell'area protetta del Vallone delle Cime Bianche (Ambienti glaciali del gruppo del Monte Rosa, SIC/ZPS IT1204220), nonostante il sito rappresenti un impegno ormai ventennale portato sempre avanti con continuità, passione e dedizione, il webmaster non ritiene più opportuno indirizzare migliaia di escursionisti in una valle che non ha imparato ad amare, rispettare e proteggere se stessa, a meno che non intervengano elementi che scongiurino l'ennesimo attacco al suo ambiente.AyasTrekking.it fa parte del gruppo di lavoro "Ripartire dalle Cime Bianche" che ha come scopo lo sviluppo in Ayas di un nuovo modello di turismo sostenibile e attento alle nuove necessità e richieste del mercato nazionale e internazionale.
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Tratto 1: Lac Gelè m. 2595 - M. Iverta m. 2939
Sentiero: 6A. |
Il M. Iverta può essere raggiunto sia dal pendio sud che da quello nord; la via qui descritta risale quello settentrionale che tocca il Colle di Raye Chevrere e l'omonimo lago. Raggiunto il Lac Gelè si prosegue seguendo le indicazioni per il Colle di Raye Chevrere (sentiero 6A). Nei pressi della sponda settentrionale del lago sono presenti alcuni cartelli fissati sulle rocce (foto 1). Si guadagna dunque qualche metro seguendo le frecce gialle dipinte (foto 2) e lasciando poi a destra il casotto del Parco (foto 3). Si effettua un traverso in direzione nord-ovest tra le rocce, individuando i segnavia 6A, gli ometti di pietre e i segni gialli che identificano il sentiero (la traccia a terra è per lo più non chiaramente visibile) (foto 4). Si punta direttamente verso il Colle di Raye Chevrere sempre su terreno detritico perdendo momentaneamente alcuni metri di quota per aggirare una placconata rocciosa (foto 5). Poi si risale su erba (foto 6) seguendo inizialmente gli ometti e puntando poi a sinistra del Colle di Raye Chevrere verso un colletto secondario più basso di pochi metri ma più vicino all'Iverta. Si attraversa un piccolo pianoro (foto 7) fino al valico, che si affaccia sulla Val Clavalité. Si piega ora a sinistra risalendo il pendio nord dell'Iverta (foto 8). Questo si presenta per lo più coperto di detriti con qualche roccia affiorante; si seguono vaghe tracce tra le rocce rimanendo a destra (ovest) della cresta - una semplice e intuitiva linea di salita è in un canalino delimitato a sinistra da placche (foto 9) - fino a raggiungere il Lago di Raye Chevrere (foto 10). Si costeggia il lago per alcune decine di metri lasciandolo a destra e, senza veri passaggi obbligati, si ricomincia a salire mantenendosi paralleli alla cresta (foto 11), puntando idealmente al primo dosso. Sempre nella foto 11 è visibile una possibile via di salita sui detriti; preferendo la roccia (foto 12), si può invece restare leggermente più a sinistra e portarsi più direttamente in cresta fino al dosso (foto 13). Più in alto, prima di raggiungere la calotta sommitale, si supera un punto più ripido (foto 14) che, a seconda del passaggio scelto, potrebbe richiedere l'uso delle mani. Oltrepassato questo tratto ci si trova ormai in vista della vetta (foto 15), che viene raggiunta in breve. Il panorama dalla vetta dell'Iverta è estremamente ampio; spicca tutta la dorsale di confine dal Bianco al Rosa, inclusi Grand Combin, Velan, Dent d'Hérens, Cervino e alcune cime in territorio elvetico tra cui la Dent Blanche. A nord spicca l'Avic, mentre a est si stende il Vallone di Champdepraz oltre il quale si riconoscono molte delle vette della Val d'Ayas. Lo sguardo spazia poi su quasi tutto il territorio del Parco dell'Avic, coperto solo in parte della sagome dell'Invers du Lac Gelé, del M. Glacier e del M: Delà. A ovest si riconoscono, più lontane, le vette della Tersiva e della Grivola. Volendo concludere qui l'escursione è possibile tornare al Lac Gelè scendendo lungo la stessa via di salita, oppure percorrere un anello scendendo al Lac des Heures e da lì procedere verso il Lac Gelè (tratto 2 fino alla foto 20 + tratto 3 dalla foto 36). Di seguito viene descritta la salita alla vicina Punta Medzove e al Bel Plat. |
Tratto 2: M. Iverta m. 2939 - Punta Medzove m. 2845
Sentiero: 6A, poi 6. |
Scegliendo di proseguire verso la Punta Medzove è necessario scendere lungo il versante sud dell'Iverta verso il sottostante Lac des Heures (foto 17). Il pendio è per lo più ricoperto di detriti, con chiazze d'erba e aree di terra. Sono stati costruiti alcuni ometti di pietre e si possono trovare incerte tracce di passaggio, ma non esiste un percorso obbligato (foto 18). Il tracciato GPS allegato mostra quindi una via sicuramente percorribile, non necessariamente la migliore. Raggiunta la quota del lago (10-15' dalla vetta dell'Iverta) lo si lascia a sinistra (foto 19) identificando un bivio (foto 20 ). Il ramo 6 a sinistra scende verso il Lac Gelè (verrà percorso al ritorno ma si può seguire da subito volendo accorciare l'itinerario), mentre per la Punta Medzove si prosegue sul sentiero a destra (sempre numerato 6), lasciandosi alle spalle il lago e ricominciando a salire seguendo l'evidente traccia con numerosi ometti (foto 21). Raggiunta la cresta la si percorre in salita (foto 22) aggirando a sinistra alcune rocce affioranti (foto 23) e raggiungendo in breve la vetta (foto 24). La Punta Medzove è attraversata dal sentiero 6 che unisce il Lac Gelè con il Gran Lago e ne rappresenta il punto più alto. Anche qui si può decidere se tornare indietro verso il Lac Gelè (tornando fino al bivio nei pressi del Lac des Heures e proseguendo poi sul sentiero 6 come descritto nel tratto 3 di questo itinerario) o continuare ancora verso la vicina cima del Bel Plat/Belpla (tratto 2b). In alternativa (non descritta) si può effettuare la bella traversata al Gran Lago, già visibile a sud della Medzove (foto 25), e portarsi nella zona del Rifugio Barbustel. |
Tratto 2b: Punta Medzove m. 2845 - M. Bel Plat m. 2829 - Punta Medzove m. 2845
Sentiero: 6, poi non segnato. |
La traversata dalla Punta Medzove al M. Bel Plat non è un tratto obbligato di questo itinerario ad anello, di cui rappresenta pertanto una divagazione. Si lascia la Medzove in direzione sud aggirando a sinistra alcune rocce (foto 26) con qualche passaggio in leggera esposizione e si scende poi mantenendosi sull'evidente sentiero 6 (foto 27) che si porta velocemente al colletto che separa la Medzove e il Bel Plat (foto 28). Qui si lascia il sentiero e si inizia la risalita sulla cresta ovest del Bel Plat, anche questa detritica e senza sentiero ma di facile percorribilità (foto 29) fino al primo dosso, su cui un breve tratto pianeggiante interrompe momentaneamente la salita. Raggiunta quasi la quota della vetta la cresta si fa più aerea e rocciosa, con punti moderatamente esposti che richiedono familiarità con la roccia. Il punto più alto della Bel Plat è la prima gobba (foto 30), ma volendo è comunque possibile proseguire sulla cresta per altre decine di metri con piccole difficoltà tecniche e parzialmente in esposizione. Eventualmente si può rimanere alcuni metri al di sotto del filo di cresta sul lato sud. Il ritorno avviene lungo la stessa via; si ripercorre la cresta del Bel Plat (foto 31) fino a raggiungere il pendio ovest (foto 32); si scende dunque fino al colletto sottostante (foto 33) dove si intercetta il sentiero 6 che risale alla Medzove (foto 33), scartando naturalmente quello che scende a sinistra verso il Gran Lago. Rimanendo in cresta ci si riporta in vetta (foto 35). |
Tratto 3: Punta Medzove m. 2845 - Lac Gelè m. 2595
Sentiero: 6. |
Il ritorno al Lac Gelè avviene ora mantenendosi sul sentiero 6. Si lascia la Punta Medzove seguendo la cresta nord già percorsa in salita (foto 35), lasciandola dopo circa 200 m. per raggiungere il sotostante bivio 6/6A nei pressi del Lac des Heures (foto 36). Qui si scarta il ramo 6A (che riporterebbe all'Iverta) e si piega a destra sul 6, che attraversa un bel pianoro seguendo una fila di sassi che lo rende ancora più evidente (foto 37). Alla fine del pianoro, tra i pendii dell'Iverta e dell'Invers du Lac Gelè, il sentiero inizia la sua discesa verso il lago (foto 38). Data la natura del terreno, a grossi blocchi rocciosi, alcuni punti necessitano di un po' di attenzione per trovare i segnavia gialli che identificano il sentiero (foto 39). Essendo una zona poco soleggiata è anche possibile trovare nevai residui per tutta l'estate. Raggiunta la quota del lago (foto 40) se ne costeggia la riva est con qualche saliscendi in parte facilitati da gradini (foto 41) riportandosi così al punto di partenza di quest'itinerario (foto 42), dove si riprende la strada verso valle descritta nel ritorno dell'itinerario 62. |