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A seguito del proposito di un nuovo collegamento funiviario tra Frachey e il Colle Superiore delle Cime Bianche nell'area protetta del Vallone delle Cime Bianche (Ambienti glaciali del gruppo del Monte Rosa, SIC/ZPS IT1204220), nonostante il sito rappresenti un impegno ormai ventennale portato sempre avanti con continuità, passione e dedizione, il webmaster non ritiene più opportuno indirizzare migliaia di escursionisti in una valle che non ha imparato ad amare, rispettare e proteggere se stessa, a meno che non intervengano elementi che scongiurino l'ennesimo attacco al suo ambiente.AyasTrekking.it fa parte del gruppo di lavoro "Ripartire dalle Cime Bianche" che ha come scopo lo sviluppo in Ayas di un nuovo modello di turismo sostenibile e attento alle nuove necessità e richieste del mercato nazionale e internazionale.
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Giorno aspettato, amato e temuto per tutti gli alpinisti che hanno come loro ambiente abituale le Alpi: la prima salita su un 4000 è sempre un'esperienza nuova, un giro di boa, l'ingresso in un mondo diverso e in una cerchia un po' più ristretta di persone.
Raggiungere una cima di quota superiore ai 4000 metri è a dire il vero un'impresa senza dubbio interessante, ma tutt'altro che impossibile. Se da un lato è inevitabile che molte vette siano riservate ad alpinisti esperti, dall'altro ne esistono alcune che si potrebbero definire quasi alla portata di tutti.
Tra queste figurano il Breithorn Occidentale (4165) e la Piramide Vincent (4215), e guarda caso entrambe sono comprese nell'elenco di "cose da fare" che ormai mi porto dietro dall'inverno, insieme ad altre come il Castore.
In ordine cronologico, la prima ad essere affrontata sarà la salita al Breithorn Occidentale. La nostra cordata è poi lo stesso gruppo che da più di un anno affronta, quasi sempre con successo, le più svariate camminate della Val d'Ayas. Ci sono io, c'è Marco, e c'è Massi.
Già da tempo la giornata, anzi, le giornate, scelte per quest'impresa sono l'11 e il 12 giugno. Le date sono state scelte accuratamente per far quadrare altri impegni e altri programmi, tra cui una settimana dopo la salita alla Piramide Vincent da Gressoney, senza funivie e con pernottamento nel locale invernale del rifugio Città di Mantova, ancora chiuso, ma questa sarà (spero!) un'altra storia.
Il nostro Breithorn, secondo i programmi, verrà attaccato la mattina di lunedì 12 per la normale, dopo il pernottamento al rifugio Guide del Cervino (prenotato in maggio), raggiungibile tranquillamente in funivia da Cervinia. Io opterei anche per una puntatina, magari nel pomeriggio di domenica, al vicino rifugio Teodulo per raccogliere un nuovo timbro, il nono, sul mio libretto dei rifugi, ma si tratta di un obiettivo secondario.
Marco e Massi sono già stati sul Breithorn nel 2005, e Massi c'è anche tornato nel febbraio del 2006, mentre io mi trovavo con Marco sulla Falconetta. Conoscono quindi il percorso e per questa semplice (ma per me importante) salita posso considerarli quasi delle guide.
Ovviamente, quando si programma a distanza di tempo un'escursione o un'uscita alpinistica si organizza alla cieca; è noto che le condizioni meteo giochino un ruolo determinante tanto nella riuscita dell'impresa quanto nella sicurezza dei partecipanti, e perchè no anche nel godimento dell'impresa stessa: la differenza tra il conquistare una cima innevata al sole, con cielo sereno e visibilità di centinaia di chilometri e il razzolare nella nebbia per raggiungere una cima nelle nuvole è ovvia. In questo caso poi il bel tempo è davvero auspicabile, perchè - oltre a non gradire io le nuvole e le mie ginocchia l'umidità - sarebbe nostra intenzione realizzare un filmato l'impresa, e quindi una bella giornata di sole renderebbe sicuramente più interessanti e piacevoli le immagini. Lo so, si tratta di portare una telecamera in cordata, ma... sono disposto ad affrontare il lieve disagio che lo strumento mi può dare, se riuscirò a trarne del materiale di buona qualità e, alla fine, un video un po' documentario e un po' ricordo del mio primo 4000. La telecamera in questione è la stessa XM-1 che mi ha già seguito in mille avventure... in grotta, sul Testa Grigia, al Quintino Sella, sul Bec Trecare ecc. ecc....
Passa il tempo e arriva finalmente anche giugno. La prima uscita del mese ci porta a raggiungere la mattina del 4, in compagnia di Ambra, la familiarissima cima dello Zerbion. Salirci è ormai come fare la strada per andare in garage, però è sempre un piacere. Iniziando a valutare le condizioni meteorologiche e di innevamento, però, ci tocca constatare che la temperatura è ben lontana (in difetto) dalle medie del periodo, e siamo costantemente accompagnati da un bel vento gelato da nord-nord-ovest. La neve inizia a trovarsi al di sotto del Colle Portola, quindi a quote inferiori ai 2400 metri; la cosa non ci toccherà per quanto riguarda il Breithorn, ma potrebbe rallentarci nel raggiungere il Mantova, ma ce ne occuperemo a tempo debito.
Lunedì 5 giugno: -6.
Mentre mi trovo in viaggio per Milano per lavoro mi fa piacere, ma anche un certo effetto, pensare "tra una settimana a quest'ora sarò sul Breithorn". A dire il vero era questo il giorno scelto in origine per il Breithorn, ma poi siamo stati costretti a spostarlo a causa di altri impegni non prorogabili, tra cui il viaggio che sto facendo, ed è stata una fortuna: il tempo è incerto, e già dal mattino le montagne sono in ombra e hanno un aspetto ben diverso da quello del giorno prima. Nel pomeriggio finirà per piovere anche in pianura.
Mercoledì 7 giugno: -4.
Il tempo oggi non è stato un gran chè; soleggiato ma non caldissimo, e non propriamente una giornata di quasi estate. Mi sto trascinando da qualche giorno un sonno terribile, e non potrebbe essere altrimenti: andando all'indietro, lunedì prove col mio gruppo; domenica Zerbion, con sveglia alle 7 e un quarto; sabato concerto con ritorno alle 2 (però almeno è stato un successo, dicono!), e si potrebbe proseguire analogamente per un paio di settimane. Direi che riposare almeno un po' potrebbe essere incluso nei preparativi per la salita; intanto le previsioni meteo sembrano migliorare, e qualche sito azzarda un "tutto sereno" per domenica e lunedì al Plateau Rosa, e temperature addirittura sopra lo 0 a 3500 metri. Ci vorrebbe proprio, però vorrebbe dire anche scendere sulla marmellata.
Psicologicamente mi sento pronto; è un'uscita talmente progettata alla lunga che la partenza mi sembra quasi una formalità. Vedremo se sarà poi così... intanto comincio a pensare alla check-list delle cose da preparare. Lo zaino è praticamente sempre pronto (è stato mantenuto "ready for takeoff" quasi ininterrottamente negli ultimi 14 mesi...), però questa volta bisogna aggiungere anche l'equipaggiamento alpinistico.
Venerdì 9 giugno: -2.
Oggi cominciano i Mondiali di Calcio, ma sapete che vi dico? Non me ne è mai importato un fico secco, e tantomeno quest'anno [in cui li vinceremo... NdA]. C'è ben altro da fare, per esempio preparare lo zaino. Ci metto tutto l'occorrente, e mi rendo conto che non sarà così pesante. Bene, molto bene. Lo so, bisogna ancora metterci l'acqua, il cibo e la telecamera, ma i pesi saranno comunque contenuti.
Le previsioni meteo sembrano un pelino peggiorate, ma lunedì dovrebbe comunque essere abbastanza buono da salire. Queste sono le intenzioni, questo è il programma ormai fissato da tempo. E adesso è ora.
Intorno alle 19 arriva Massi.
- Le funivie sono chiuse fino al 24.
- Ma non ti sei informato prima, tipo un mese fa quando abbiamo prenotato il rifugio??
- No, ho dato per scontato che fossero aperte.
- Rimandiamo al 24?
- Mah, per me possiamo anche non andarci del tutto.
È finita. Finisce così la mia salita sul Breithorn, a 36 ore da una partenza attesa da un anno e programmata da un mese. Non c'è niente da fare, Massi è fatto così. Se una cosa non gli interessa o non gli interessa più non se ne occupa più di tanto, e così saltano fuori le cose organizzate male.
Con tanti saluti al mio primo 4000 su una montagna "di casa" [il mio primo 4000 sarà poi il Castore, altra montagna comunque "di casa", NdA].
Venerdì 3 luglio 2009: -2.
3 anni sono passati e tante cose sono cambiate, tranne una: su questo benedetto Breithorn non sono ancora riuscito a mettere i piedi!
Nel frattempo sono stato tre volte sul mio primo 4000, il Castore, due per la normale e una da ovest con traversata; ho visto cime che al tempo della prima scrittura di questo diario non immaginavo nemmeno, come i Tournalin, il Nery, la Torchè; ho iniziato ad arrampicare, prima in falesia, poi in palestra e su vie sportive di più tiri (senza salire un gran chè di grado, diciamo fino al III con gli scarponi e almeno al IV con le scarpette); diverse "spedizioni" alpinistiche bollono in pentola, ma ecco che riappare lo spettro del Breithorn.
Il progetto del Breithorn questa volta proviene dalla "cordata" del forum AroundAyas, che 3 anni fa non esisteva ancora e che, sopravvissuto agli sconquassi dell'autunno ormai archiviati, si lancia finalmente al primo 4000 di gruppo. All'appello rispondono diversi iscritti e non, tra cui Davide "DA66", Lauretta, Giovanni, ormai compagni di mille avventure, e Massi? C'è anche lui. La cima sicuramente continua a non interessarlo, ormai ha collezionato 16 4000 tra cui il Bianco, ma almeno per la compagnia può partecipare.
Il progetto prevede almeno la classica salita al Breithorn Occidentale, condita se possibile con la traversata al Centrale - altra cima senza particolari difficoltà su cui piantare la bandierina anche se non particolarmente interessante dal punto di vista del panorama a causa di grandi e pericolose cornici che impediscono di affacciarsi verso nord - e il ritorno poi al Plateau Rosa. Il tutto in giornata; la prima complicazione è data dall'orario di chiusura delle funivie da Cervinia, le 15.45, veramente presto.
L'altra complicazione, a cui però siamo abituati, è data dal meteo: il periodo finora è stato caratterizzato da una notevole instabilità, e anche in pianura molte giornate inizialmente apparentemente soleggiate sono finite sotto la pioggia (qualche settimana fa abbiamo avuto addirittura 3 piccoli tornado!). La gita rimane tutt'ora in forse; troviamo che - oltre che pericoloso - sia inutile forzare la salita a un 4000 in cattive condizioni quando si può rimandare e scegliere un giorno migliore in cui godersi la montagna come si deve.
In ogni caso sono pronto a partire. L'attrezzatura c'è tutta; se rimarremo sul "go" l'appuntamento sarà con la primissima funivia (questa volta sappiamo che è aperta!). Una levataccia come sempre in questi casi, ma pazienza. Si potrà dormire dopo.
Per adesso, occhi puntati sul meteo. E picca nello zaino.
Sabato 4 luglio: -1.
Le previsioni sono sempre lì, bello o bellino di mattina e possibilità di temporali nel pomeriggio. Ormai abbiamo definitivamente deciso di andare; potrebbero aggiungersi due elementi del CAI di Vercelli almeno per il viaggio. Ancora non sappiamo (tempo permettendo) se potremo procedere tutti compatti sul percorso ad anello Plateau Rosa - Breithorn Occidentale - Breithorn Centrale - Plateau Rosa o se le cordate avranno velocità diverse e la più lenta salirà sul solo Occidentale (nel qual caso le altre invertiranno il senso di percorrenza e ci si ritroverà poi in vetta all'Occidentale per scendere insieme). Ancora incerta la presenza di alcuni membri, ma in ogni caso la partenza è fissata per le 5.10.
Ho caricato nel mio GPS il tracciato registrato da Massi e Nicola due anni fa; potrebbe essere molto utile se sulla via del ritorno dovessimo ritrovarci con visibilità nulla.
Un'altra incertezza riguarda le temperature: 0° a 4000 metri, e poco vento, quindi decisamente caldo. Non possiamo però dare per scontato che le cose vadano diversamente, e potremmo anche rimediare una nevicata: inevitabile quindi partire con assetto invernale, pronti a vestirsi e a svestirsi strada facendo al mutare delle condizioni.
In serata, a dormire presto perchè la sveglia è all'alba. Dormire è una parola grossa perchè sotto casa gli stupidi schiamazzi che le persone "in" chiamano movida non cessano prima delle 2.
Domenica 5 luglio: -0.
Poco prima delle 5 qualche buontempone ha la bella idea di suonarmi il citofono. Mi dispiace per lui ma sono già sveglio, e sto ultimando i preparativi per la partenza mentre il cielo comincia a rischiararsi: qualcosa da mangiare nello zaino, pile del GPS e simili cosucce.
Massi questa volta è addirittura leggermente in anticipo, e il suo segnale arriva alle 5.03 cogliendomi leggermente impreparato, ma i tempi da me calcolati erano giusti, perchè alle 5.10 sono comunque in piazza. Zaino imbarcato e si va.
La truppa, assemblata quasi all'ultimo momento, è definitivamente formata da 4 cordate per un totale di 8 persone: io e Massi, Lauretta e Giovanni che arriveranno da Brusson, Elena e Selena da Candelo e Andrea (istruttore CAI di Vercelli) ed Elisabetta che saliranno con noi; l'appuntamento con loro è al parcheggio dello Spizzico in periferia sud-ovest. Assenti però Davide e Nicola.
Intorno alle 7 siamo al punto di incontro, a Cervinia alla stazione a valle del primo tronco della funivia del Plateau Rosa. Elena e Selena sono già lì, Lauretta e Giovanni arriveranno poco dopo. Aspettando l'apertura dell'impianto, mentre Massi va a comprare i biglietti (e raccoglie un paio di partecipanti in più, racimolando così uno sconto extra) qualcuno fa colazione al bar, qualcun altro - tra cui il sottoscritto - si mette l'imbrago per risparmiare tempo una volta arrivati su.
Durante la salita abbiamo modo di osservare alcune delle nostre vette ormai conosciute, tra cui la Gran Sommetta (itinerario 5b), da un'angolazione nuova. Il territorio che sorvoliamo, però, è profondamente segnato dalla presenza di piste, strade e impianti di risalita del comprensorio di Cervinia, come ho già avuto occasione di scrivere in altre pagine; ben diversa la situazione del nostro verde e quasi selvaggio Vallone delle Cime Bianche, solo scalfito da uno sconfinamento di queste piste tra il Colle Superiore e l'Inferiore. Mi auguro come sempre che il progetto di una pista fino a St.-Jacques vada a ramengo come è giusto che sia.
Io e Massi siamo i primi a mettere piede al Plateau Rosa; gli altri arrivano con la seconda funivia mentre noi siamo impegnati a preparare la corda (foto 2). Prima delle 9 siamo in cammino.
Il tempo è ottimo, il cielo è sereno e la sagoma del Cervino domina il panorama ogni volta che, lungo il tratto che ci permette di attraversare il Plateau Rosa, ci voltiamo indietro a cercare i nostri compagni (foto 3). In realtà, ci sono i segni di un peggioramento imminente; le cime sono circondate da cumuletti apparentemente insignificanti ma che la dicono lunga sulla situazione termoigrometrica (foto 1), mentre le valli svizzere sono quasi coperte da nubi stratificate il cui top non raggiunge comunque la nostra quota. La temperatura è mostruosamente alta, il sole cuoce e non c'è vento.
Le cordate, come già previsto in fase di pianificazione, non hanno la stessa velocità; Andrea ed Elisabetta procedono tranquilli verso l'Occidentale, mentre io, Massi, Lauretta e Giovanni camminiamo più spediti verso il Centrale: abbiamo infatti deciso di effettuare l'anello in senso contrario rispetto a quanto preventivato; dando per scontato che la neve sarà ormai molle quando saremo sulla via del ritorno, potrà essere di aiuto affrontare in quelle condizioni la discesa lungo la normale dell'Occidentale, sicuramente ben calpestata. Anche Elena e Selena sono più lente, e puntano all'Occidentale, sulla cui cima prevediamo di riunirci. Abbiamo una coppia di radio per mantenerci in contatto durante la salita sui due percorsi.
Superato il Plateau Rosa con la sua ragnatela di piste (sconcertante vedere delle scavatrici al lavoro qui, quando si fa un gran parlare di quanto i ghiacciai rappresentino un bene prezioso) risaliamo al Colle del Breithorn (foto 4) evitando anche il tunnel metallico che permette l'incrocio di due piste. Alla nostra sinistra possiamo osservare da vicino la cima del Piccolo Cervino, su cui per fortuna non sono ancora iniziati i lavori per erigere una torre di 117 metri ad uso puramente turistico che lo trasformerà in un 4000 artificiale. Davanti a noi si apre il panorama su 2/3 buoni del massiccio del Rosa, con i Breithorn, la quota 4106, la Roccia Nera, il Polluce, il Castore, il Lyskamm Occidentale. Anche le cime sul lato italiano, nel frattempo, sono quasi scomparse tra le nubi, ed è un peccato non poter vedere da qui i "nostri" Tournalin, Testa Grigia, Corno Bussola. Riconosciamo però i ben noti rifugi Quintino Sella e Guide di Ayas. Il cielo sopra di noi si mantiene sgombro, fortunatamente.
Attraversiamo la conca quasi pianeggiante del Plateau del Breithorn, e nel punto opportuno deviamo dalla più frequentata traccia per l'Occidentale puntando verso il Centrale, o meglio al colletto tra i due Breithorn. Mi sono liberato già da un pezzo della giacca da alta quota, e anche il pile ormai è aperto. Il caldo è piuttosto insopportabile, anche secondo uno freddoloso per natura come me.
Mentre, lasciato il plateau, risaliamo al colletto (foto 5) dobbiamo ormai arrenderci al fatto che la crosta portante è un ricordo, e la neve marcia rende più faticosa la salita. Siamo comunque abbondantemente sotto i tempi previsti dalla tabella di marcia (ci siamo posti un limite di 3 ore entro cui raggiungere la prima cima per avere il tempo necessario a fare anche la seconda e tornare alla funivia con un po' di margine di sicurezza prima che l'impianto chiuda) e non abbiamo bisogno di correre; facciamo alcune piccole pause e arriviamo finalmente al colletto. Deviamo verso destra e affrontiamo l'ultimo tratto verso il Centrale (foto 6), con l'ultima leggera salita che ci porta alla sommità. Tempo di salita: 2h 34', molto meno del previsto nonostante le pausette.
Purtroppo proprio in quei pochissimi minuti il cielo sopra di noi, fino a quel momento sereno, si chiude del tutto. Il panorama dalla vetta del Centrale sarà così limitato a pochi metri intorno a noi, un peccato anche se già normalmente la cima è caratterizzata da grosse e pericolosissime cornici verso nord, e quindi il punto apparentemente più alto non è effettivamente raggiungibile e dunque non è possibile affacciarsi sul versante svizzero. A dire il vero in questo caso la traccia è comunque a pochissimi metri dal bordo della cornice, non sapremo mai dire se la cornice fosse già caduta o se la traccia fosse stata inoppurtunamente disegnata troppo in alto...
Un paio di foto di gruppo (foto 7), marcatura del waypoint sul GPS, un biscotto e ci riavviamo verso l'Occidentale.
Al colletto il cielo sembra aprirsi un po', torna il sole a illuminare, dopo una piccola salita, la cresta che ci troviamo davanti: abbastanza affilata (foto 8), ma breve e tracciatissima.
Ricominciamo dunque a salire e ben presto piantiamo la bandierina anche sull'Occidentale, in compagnia di altri alpinisti (in gran parte arrivati dalla normale, che noi percorreremo in discesa) e scialpinisti.
Elena e Selena però non ci sono. Fino a quel momento non siamo riusciti a contattarle via radio, complice anche una bambina che sta usando la stessa frequenza per giocare nel raggio di alcuni chilometri da noi. Finalmente alla chiamata dalla vetta rispondono: si felicitano con noi per la riuscita della missione, ma loro stanno lentamente tornando indietro. Hanno dovuto rinunciare anche all'Occidentale a causa di un problema a una caviglia di Selena. Un peccato.
Ci fermiamo qualche minuto sulla cima, scattiamo le foto di gruppo (foto 10), beviamo e ci riposiamo un attimo. Appaiono a tratti parti del panorama circostante: il Gornergletscher, Gornergrat, Zermatt (foto 9).
A dire il vero io e Massi stiamo soffrendo un po' di mal di testa, causato sicuramente dallo sbalzo di quota troppo rapido e/o dalla disidratazione dovuta all'eccessiva sudorazione data dalla temperatura troppo alta. Anche per questo non ci soffermiamo troppo tempo lassù, e iniziamo la discesa.
Un piccolo errore forse, perchè a metà del pendio, mentre incrociamo Andrea ed Elisabetta, il cielo torna ad aprirsi. Pazienza, i due 4000 sono comunque in tasca.
La neve è abbastanza uno schifo; la traccia è piena di buchi e la neve molle è un suolo poco piacevole su cui camminare.
Massi è stanco, procediamo lentamente ma non abbiamo bisogno di correre. Il Plateau del Breithorn è infinito da percorrere con la neve in queste condizioni.
Prima della discesa verso il Plateau Rosa, al traverso dello skilift tra il Piccolo Cervino e la Gobba di Rollin, durante una pausa - e mentre dal cielo ormai cupo sopra di noi scende qualche piccolo fiocco di neve - ci raggiungono Andrea ed Elisabetta; sono felicemente arrivati in vetta all'Occidentale e stanno riguadagnando la funivia come noi. Più velocemente però; ci precedono e ci ritroveremo alla partenza, dove noi arriveremo insieme a Lauretta e Giovanni che ci hanno aspettati, e comunque con un'ora di anticipo sulla chiusura (fissata per le 15.45).
Il lavoro di slegatura e liberazione dall'attrezzatura è noioso da eseguire col mal di testa; il mio va e viene, spero che passi velocemente scendendo e bevendo. A dire il vero il solo pensiero di un bicchierone pieno di qualsiasi cosa purchè fresca mi alletta molto...
Durante la discesa del primo tronco Elisabetta ha un leggero malore, si sente svenire ed è pallida; sappiamo che è un problema di pressione dato dallo sbalzo di quota (ho già visto succedere cose simili altrove) e non ci allarmiamo. Prima di salire sull'ovovia la facciamo sdraiare con i piedi in alto, e il problema si risolve in pochi minuti.
Al termine della discesa - durante la quale abbiamo l'occasione di osservare i giochi di alcune marmotte intorno a Plan Maison - ritroviamo Elena e Selena e, prima che ci lascino anticipatamente, festeggiamo con crostata scaldata in forno solare (era nella macchina parcheggiata al sole).
La giornata si conclude poi con il tradizionale brindisi in un bar di Antey, durante il quale il mio mal di testa se ne va definitivamente.
Sabato 11 luglio: +6
Commenti a freddo sull'impresa: bella, peccato per il tempo non eccelso, ottimo gruppo anche se purtroppo non tutti sono arrivati in cima. Salita più faticosa del previsto in quelle condizioni (troppo caldo per camminare bene sulla neve) ma a tutti gli effetti percorsa in un tempo considerevolmente minore del pianificato.
Il mal di testa, unico disagio da me avuto durante la giornata, se ne è andato appunto bevendo (quindi si trattava quasi certamente di disidratazione: colpa mia, avrei dovuto bere di più strada facendo) e non è più tornato. Il giorno successivo la stanchezza non si faceva nemmeno sentire particolarmente, al contrario di una buona bruciatura sul collo dovuta al riverbero della neve.
Il pensiero corre ora alle prossime salite messe in cantiere per l'estate e l'autunno...
Descrizione del percorso: itinerario alpinistico 6.