Salita: Barmasc m. 1898 - Pic Belin m. 2481
Sentiero: 1, poi inesistente.
Tempo di percorrenza: 2h30' - 3h.
Difficoltà: mancanza di sentiero; tratti ripidi; salti di roccia; roccia II grado (via alpinistica).
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1. La partenza dal parcheggio di Barmasc. |
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2. Attraversamento del Pian delle Signore. |
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3. Al bivio per lo Zerbion si procede piegando a sinistra. |
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4. L'attacco della traccia. |
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5. La scritta "100 99" su un masso a terra. |
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6. Risalita in un canale. |
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7. Uscita dal canale verso sinistra. |
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8. Inizio del traverso con ometti. |
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9. Comparsa del Pic Belin durante la salita. |
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10. In questa conca la traccia sparisce. La si ritrova più in alto. |
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11. Risalita al centro della conca alla ricerca della traccia. |
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12. La traccia ritrovata punta verso il costone. |
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13. Scavalcare il costone comporta il superamento di un saltino. |
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14. Il pendio alla base del colle. |
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15. Inizio del traverso. |
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16. Traverso su disagevoli sfasciumi. |
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17. Ingresso e attraversamento del canale. |
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18. Attraversamento di un altro canale. |
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19. Il traverso continua seguendo la sequenza di ometti. |
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20. Attraversamento di una piccola pietraia e traccia con ometti. |
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21. Prosecuzione del traverso in direzione del colle. |
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22. Un ometto alla base della rampa che conduce al colle. |
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23. Salita molto ripida verso il colle. |
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24. Uscita tra le roccette del colle e tracciato della via alpinistica. |
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25. Inizio della via alpinistica: primo salto. |
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26. Via alpinistica: spigolo e parete finale. |
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27. Via escursionistica: prima parte. |
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28. Uscita dal secondo salto sul pendio erboso sommitale. |
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29. Arrivo in vetta. |
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La partenza dell'itinerario è al parcheggio di Barmasc, dove si imbocca il sentiero 2/105, molto frequentato, che conduce al Ru Cortot e allo Zerbion (escursione 4). Seguendolo si attraversa un'area pic-nic e si giunge in breve all'ampia radura conosciuta come Cianciavellà o Pian delle Signore, attraversata dal Ru Cortot. Si prosegue sullo stesso sentiero/strada che attraversa la radura e il canale (foto 2) arrivando poco dopo ad un bivio (foto 3). Qui il sentiero si biforca; a destra sale al Colle Portola e allo Zerbion, mentre a sinistra inizia il traverso verso il Col de Joux ("Sentiero delle Gallerie", escursione 61). Dopo circa 1,3 Km dal bivio, percorsi su ampia strada pianeggiante o in leggera discesa, dopo due leggere curve a sinistra della strada, si trova sulla destra (foto 4), non segnalato e difficile da individuare, un debole sentiero che si stacca dalla strada e si inoltra nella vegetazione: qui inizia l'avvicinamento.
La traccia avanza nella fitta vegetazione; su un masso a terra si trova la scritta "100 99" (foto 5). Non si tratta naturalmente di un numero di sentiero, è un'indicazione forestale, ma in questo caso indica che si è sulla giusta traccia. Ci si ritrova così in un canale, leggermente affossato rispetto ai prati circostanti (foto 6), e con lieve traccia a terra. La pendenza è inizialmente moderata ma va gradualmente aumentando man mano che si prosegue; ad un certo punto della salita si identifica a sinistra del canale un bastone conficcato nel terreno (foto 7); qui si piega a sinistra uscendo dal canale, preferibilmente a sinistra del cespuglio a sinistra del bastone.
SI effettua ora un traverso a sinistra tra i rododendri, seguendo un'incerta traccia di ometti di pietre (foto 8), inizialmente in dolce pendenza e poi più ripida. Presto appare di fronte il Pic Belin, meta dell'itinerario (foto 9). La traccia avanza su terreno ricoperto di bassi arbusti di ginepro, rododentro e mirtillo, facendosi a tratti meno visibile, per poi sparire del tutto alla base di una conca (foto 10). Qui si trovano diverse tracce discordanti e probabilmente create dagli animali, e un ometto un po' troppo in alto; si punta comunque verso gli alberi sul costone in alto a sinistra come da foto (potrebbe essere più comodo procedere al centro della conca sulla linea erbosa di massima pendenza, evitando così il grosso degli arbusti, foto 11), ritrovando poi la traccia poco prima degli alberi, direzionata verso il costone (foto 12). Con un piccolo salto su gradoni (foto 13) si scavalca il costone, accedendo così ad un nuovo pendio, al cui culmine si troverà il colle a nord-ovest del Pic Belin (foto 14).
Si effettua ora un traverso, prima su erba (foto 15) e poi su delicati sfasciumi (foto 16) fino ad entrare in un sottile canale detritico grazie ad una serie di esili cenge che offrono qualche appiglio (foto 17). Si identifica tra i cespugli una leggera traccia che permette di uscire dal canale sul lato opposto.
Si prosegue poi il lungo traverso in direzione del colle attraversando un altro canale (foto 18), più agevole e ampio del precedente, da cui si esce in salita avvistando più facilmente i successivi ometti (foto 19) che portano ad attraversare una facile pietraia in piano (foto 20); il traverso prosegue poi su terreno erboso o cespuglioso (foto 21), con qualche breve leggera discesa,.fino a portarsi sui ripidi pendii sotto il colletto (foto 22).
Da qui si procedere per massima pendenza verso la depressione,
su terreno a volte instabile e molto ripido (foto 23). In alternativa è possibile spostarsi a sinistra fino alla base della bastionata rocciosa del Pic Belin e seguirla fino al colle (via meno ripida), con uscita su roccette (foto 24), accedendo così all'attacco della via alpinistica.
Si noti che la via "escursionistica" al Pic Belin inizia più in basso della cresta, per cui non è necessario raggiungerla.
Via alpinistica: dall'estremità sud-est della cresta del colle si individua un punto di debolezza del primo salto di roccia (foto 25) appena a sinistra del filo di cresta; qui si sale (I) facendo affidamento su incerti appigli per uscire su un ripido pendio di scivolosa erba olina, da seguire in salita verso destra per riportarsi sulla cresta, raggiunta la quale ci si porta alla base dello spigolo (foto 26). Questo va inizialmente affrontato sul filo (II) in forte esposizione su entrambi i lati, per poi possibilmente spostarsi sulla parete di sinistra e affrontare così gli ultimi metri che conducono alla cresta sommitale, che viene poi percorsa facilmente - incontrando però quasi subito un piccolo intaglio roccioso - fino al punto più elevato.
Via escursionistica: alcune decine di metri sotto il colle si identificano a sinistra alcune tracce che salgono tra i cespugli verso un costone appena accennato sul versante nord-est (foto 27); qui si incontra un breve salto di roccia in buone condizioni (~ 4 m., I) che si risale direttamente in leggera esposizione tra alcuni alberelli. Subito dopo un secondo saltino di roccia, con difficoltà analoghe, conduce al ripido versante nord-est, erboso, su cui si trovano deboli tracce in diagonale che conducono alla cresta sommitale e da qui alla vetta (foto 29).
La cresta prosegue poi in discesa per alcune decine di metri verso sud-est fino ad una sorta di anticima, dopo la quale precipita verso il sottostante Colle di Majusel, che divide il blocco del Pic Belin dal M. Jetire.
30. Panoramica dalla vetta con lo Zerbion e le conche di Ayas e Brusson.
Il nome del Pic Belin richiama chiaramente il dio celtico Beleno, dio delle acque curative e della luce solare. Da notare che esattamente sulla verticale di questa cima si trovano le Terme di St.-Vincent. Questa sorgente cominciò ad essere sfruttata ufficialmente nel '700, ma non è da escludere che fosse già conosciuta nella seconda metà del I millennio a.C. dai Salassi, popolazione celto-ligure presente in Valle d'Aosta.
Questo toponimo, che ora indica una cima secondaria, era probabilmente il nome originario dello Zerbion, che con la cristianizzazione aveva preso il nome di Mons Sancti Eusebii, primo vescovo del Piemonte e della Valle d'Aosta.
Dalla conferenza "L'acqua nei luoghi della Maddalena" tenuta dalla Dott.ssa Alina Piazza il 16/7/2023 a La Magdeleine.
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Discesa: Pic Belin m. 2481 - Barmasc m. 1898
Sentiero: inesistente, poi 1.
Tempo di percorrenza: 2h20' - 3h.
Difficoltà: mancanza di sentiero; tratti ripidi; salti di roccia; roccia II grado (via alpinistica)
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31. Via alpinistica: inizio della discesa. |
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32. Via escursionistica: diagonale sul pendio nord-est. |
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33. Discesa dal salto di roccia superiore. |
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34. Un breve traverso tra i due salti di roccia. |
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35. Il secondo salto di roccia e il ritorno su tracce verso il colle. |
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36. Discesa lungo la parete nord-est del Pic Belin. |
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37. Distacco dalla parete e inizio del traverso sul pendio. |
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38. Discesa sul pendio a fianco della pietraia. |
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39. Attraversamento di pietraie e terreni cespugliosi (traccia indicativa). |
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40. Avvicinamento ad un canale e individuazione dell'ometto sul costone. |
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41. Attraversamento del canale. |
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42. Avvicinamento in salita all'ometto sul costone. |
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43. L'ometto e lo scavalcamento del costone. |
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44. Il successivo lungo traverso è tra gli arbusti con qualche ometto. |
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45. Discesa lungo un canale verso il gruppo di alberi alla sua sinistra. |
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46. Ulteriore traverso verso sinistra. |
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47. Discesa nel canale. |
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48. Ultimi metri tra gli alberi prima della strada. |
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La discesa seguirà sostanzialmente la via di salita.
Via alpinistica: una volta percorsa la cresta dalla cima fino alla sommità dello spigolo (foto 31)
si può scendere ripercorrendo i passi della salita, prima sul lato destro e poi lungo il filo dello spigolo; in alternativa si può effettuare una calata in doppia lungo lo spigolo raggiungendo così il colletto.
Via escursionistica: lasciata la vetta si descrive una diagonale in discesa sul ripido pendio nord-est (foto 32) in direzione del punto di uscita del salto di roccia superiore. Si affronta poi quest'ultimo, faccia a monte, scendendo su buona roccia con molti appoggi e appigli (foto 33). Alla base della paretina si ritrovano le tracce di un traverso (foto 34) che conduce al salto inferiore (foto 35); analogamente al precedente anche questo si supera faccia a monte sfruttando i numerosi appigli e appoggi, dopo di che si trovano le tracce tra gli arbusti che conducono alcuni metri sotto la sommità del colle.
Si inizia poi l'allontanamento dal colle; la prima parte di questo è leggermente più semplice seguendo la base della parete nord-est del Pic Belin (foto 36), distaccandosene più avanti (foto 37) per iniziare la discesa sul pendio a fianco di una pietraia (foto 38). Da qui non ci sono veri passaggi obbligati; seguendo per lo più i radi ometti di pietre si punta in diagonale verso il costone alberato di fronte attraversando colate di detriti e terreno ricoperto di bassa vegetazione (foto 39).
Prima di arrivare al costone si incontra inevitabilmente un canale detritico (foto 40). Dovrebbe essere anche già riconoscibile l'ometto che identificherà il punto in cui scavalcare il costone. Il canale viene superato con attenzione uscendone su terreno franoso (foto 41), descrivendo poi un traverso in salita verso l'ometto sul costone (foto 42), superato il quale (foto 43) si oltrepassa il costone e si ricomincia a scendere in diagonale tra ginepri, rododendri e mirtilli, generalmente alla ricerca di radi ometti (foto 44) e deboli e incerte tracce a terra, che finiscono per sparire del tutto o confondersi con quelle degli animali.
A questo punto si procede a vista e senza passaggi obbligati; una possibilità è scendere in diagonale verso il gruppo di alberi sottostante, sul bordo sinistro di un canale (foto 45). In alternativa si può puntare più a sinistra degli alberi, attraversando il pendio ricoperto di arbusti. In entrambi i casi si traverserà poi a sinistra, incontrando probabilmente alcune tracce e ometti (foto 46) e lasciando l'area fino ad immettersi nell'ampia area che sovrasta ormai il pozzo piezometrico del Ru Cortot.
Qui si identifica - anche grazie ad un ometto con un bastone in cima - un canale che scende con andamento arcuato a sinistra verso la strada sottostante, e lo si segue (foto 47); questo è inizialmente ripido ma la pendenza si va riducendo.
Al termine del canale ci si inoltra tra la vegetazione (foto 48) ritrovando l'iscrizione "100 99" su una roccia a terra; pochi metri dopo si incontra la strada, che è sufficiente seguire verso sinistra per tornare a Cianciavellà e da qui a Barmasc.
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