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COLPO DI TESTA. GRIGIA.

I laghi Pinter
Il bivacco Ulrich Lateltin
Salita a laghi e colle Pinter da Ostafa
Salita a laghi e colle Pinter via Cuneaz
Salita al Testa Grigia
9 luglio 2006.
Per la cronaca sportiva, questa giornata passerà alla storia perchè esattamente 8 minuti fa la nazionale di calcio italiana si è aggiudicata il campionato mondiale 2006, battendo la Francia ai rigori. Chi mi conosce sa che non mi sono mai interessato di calcio, ed effettivamente mentre sotto casa c'è gente che strombazza allegramente - gli stessi, immagino, che festeggiavano qualche decina di minuti fa in occasione di un "colpo di testa" non molto sportivo, anche se provocato, e seguito da una ovvia espulsione - per me è ora di pensare ad un'altra testa: non penso di riuscire a dormire più di tanto questa notte, suppongo che i festeggiamenti saranno appena finiti quando mi sveglierò domani mattina e uscirò di casa con lo zaino in spalla: l'obiettivo di domani - o almeno uno degli obiettivi plausibili - è il Testa Grigia, 3314 metri di roccia slanciati nel cielo sullo spartiacque Ayas/Gressoney.
No, non è una novità nè per me (vedi escursione 20) nè per Marco, ma piuttosto per Massi, il terzo componente della ormai tradizionale combriccola. Ieri si è fatto il Mucrone, è un po' stanco ma pronto a partire e a superare i 1800 metri di dislivello, tutti a piedi secondo i programmi, da Champoluc alla più alta cima del versante orientale della Val d'Ayas.
La partenza è fissata per le 6. Se manterremo lo stesso ritmo che ho tenuto con Marco a fine agosto 2005 ci aspettano 5 ore di cammino, prima tappa al Crest, poi Cuneaz, tutto l'omonimo vallone, poi la ripida salita ai laghi e al Colle Pinter; da lì gli ultimi 537 metri verso la vetta.
A dire il vero è tutto l'inverno che aspetto di poter tornare lassù: la mia unica volta sul Testa Grigia è stata più che altro un'impresa disperata per portare a casa ancora questa interessante cima entro il 2005, ma le condizioni meteo erano davvero poco invitanti: 7/8 di copertura dalla cima, niente sole, fortunatamente niente pioggia, ma non ho nemmeno potuto assaporare di sfuggita il meraviglioso panorama che quella posizione regala. La discesa era stata un continuo ripromettermi di tornare, e se tutto andrà bene ci siamo. Poche ore e saremo in cammino, spero verso questa meta che per me rappresenterebbe anche... la quarta volta oltre i 3000 quest'anno (e le vacanze non sono ancora iniziate).
La gente in delirio per le strade non mi capirà mai: la mia ultima azione di questa sera, prima di andare a (cercare di) dormire sarà il rito della preparazione dello zaino. Aggiungo all'equipaggiamento standard reflex digitale e telecamera.
Un ultimo sguardo alle previsioni meteo prima di abbandonare il computer: sereno tutto il giorno. Leggero vento da nord nella notte, che servirà a spazzare il cielo, poi dalla tarda mattinata brezza da sud, ma cielo ancora sereno fino a sera. Credo che non potremmo chiedere di meglio... soprattutto perchè nell'ultima settimana nel pomeriggio ha sempre piovuto, secondo quanto riportato da Marco. E non è un bel segno, ma speriamo che domani le cose vadano davvero come previsto.

Foto 1 - Il Cervino e la Gobba di Rollin dai Laghi Pinter.
Foto 2 - Verso il passaggio attrezzato con catena fissa.

Foto 3 - Il tratto più esposto.

Foto 4 - Il gruppo sulla vetta.

Foto 5 - Arrivo al Lateltin.

Foto 6 - Firme sul registro del bivacco.

10 luglio 2006. Ore 5.35.
Sveglia. Gli schiamazzi per strada sono finiti intorno alle 3 e mezza, quindi il calcolo delle ore di sonno è piuttosto immediato. Troppo poche, ma non fa niente, pronti a partire.
Pochi minuti dopo le 6 arriva Massi, carico zaino e scarponi e partiamo. I festeggiamenti della sera prima hanno ridotto la città ad un vero porcile; ho visto personalmente camion contromano in zona a traffico limitato con il cassone carico di gente, motorini con tre occupanti senza casco e mille altri insulti alla sicurezza - complice la mancanza quasi totale di controlli, e poi ci si stupisce se la gente si fa male - e alla civiltà, con bottiglie abbandonate ovunque; le operazioni di pulizia dei viali sono ancora in corso quando ci apprestiamo a uscire dalla città in direzione dell'autostrada.
La giornata è spettacolare. Cielo perfettamente sereno a 360°, nessuna nuvola in vista, solo un velo di nebbiolina rasoterra sui campi, ma è normale con l'umidità che il nostro clima ci regala, e se ne andrà con i primi raggi di sole che scalderanno il terreno.
Marco ci aspetta tra le 8 e le 8.15; ci rendiamo conto velocemente che abbiamo sbagliato lievemente i calcoli, partendo un po' prima del necessario. Infatti intorno alle 7.45 siamo a Champoluc, davanti al supermercato per comprare il pane per la giornata.
Il cammino che ci aspetta è lungo, non perdiamo tempo. Prima tappa Frantze, poi puntiamo direttamente su Cuneaz tagliando fuori il Crest. Abbiamo infatti deciso di seguire il fondovalle e poi salire verso il pianoro dei laghi Pinter lungo il ripido canalone in fondo al vallone di Cuneaz, come descritto nell'escursione 3b. Ci concediamo una breve sosta ai laghi, dove possiamo ammirare lo spettacolo del Cervino riflesso in uno dei tre specchi d'acqua (foto 1).
Dai laghi al Colle Pinter il passo è breve; altra brevissima sosta e ripartiamo verso la cima, sono circa le 11.20. Ci aspettano ancora solo 537 metri di dislivello.
Il terreno è principalmente composto da pietre piuttosto instabili, ma non è la prima volta che lo affrontiamo; non è un problema.
Intorno a mezzogiorno siamo finalmente sulla cresta. Abbiamo deciso di puntare direttamente verso la cima, e fermarci poi al bivacco durante la discesa.
Dalla partenza abbiamo incontrato solo una famiglia, genitori e due figlie, proveniente da Ostafa e diretta alla cima. La madre si è fermata al colle, il resto del gruppetto è davanti a noi e procede abbastanza spedito; li raggiungiamo all'inizio del tratto più impegnativo (foto 2), dove si incontra la catena fissa ed è necessaria una piccola arrampicata per procedere.
Poco prima di questo punto Massi, sullo stretto sentiero su terreno friabile, si sente piuttosto insicuro, ma procederà ugualmente, ed essendo ormai abituato ad arrampicare (anche su artificiale) non avrà particolari problemi a superare il passaggio.
Ci portiamo sul versante di Gressoney, pronti ad affrontare l'ultimo tratto.
La parte più esposta, incastrata tra il versante est e il vuoto (foto 3), mi era sembrata più impressionante, forse per via delle nuvole e della visibilità azzerata; oggettivamente lo spazio per passare c'è, e con un po' di attenzione non si corrono particolari rischi.
Subito dopo si sale sulle ultime rocce, eventualmente con l'aiuto di un cavo d'acciaio fisso, e si raggiunge finalmente la vetta. Siamo a 3314 metri
Non posso non notare il panorama davvero incredibile di cui si può godere da questa cima; la volta precedente potevo solo immaginare tutto ciò; l'unico difetto è rappresentato da alcune nuvole piazzate sulle valli di Ayas e Gressoney, tra noi e il Monte Rosa, che ci copre la visuale dal Castore alla Vincent; i Lyskamm, la Dufour e la Gnifetti spuntano comunque.
Per il resto, l'occhio può spingersi fino a tutte le cime più alte della regione, e sulla valle centrale fino ad Aosta; svettano il Bianco, il Gran Paradiso, la Grivola...
Lo spartiacque tra Ayas e la Valtournenche è tutto sgombro, dallo Zerbion alle Cime Bianche; possiamo ammirare dall'alto o da altezza simile cime come la Falconetta, il Bec Trecare, i Tournalin, il Roisettaz. E oltre, ovviamente, il Cervino e la Dent d'Herens. L'elenco delle cime sarebbe infinito, citerei ancora il Corno Bussola e il Corno Vitello, che figurano nel programma per quest'estate [il Vitello verrà raggiunto dopo meno di un mese, NdA].
Siamo quasi all'altezza del Quintino Sella, e lo vediamo lì, adagiato alla base del ghiacciaio del Felik, che ci aspetta; anche il Mezzalama e il Guide d'Ayas sono riconoscibilissimi, insieme a mille laghi, tra cui i Pinter, il Perrin, il Gabiet, il piccolo Lago delle Rane. E pensare che a fine agosto 2005 da qui riuscivo a malapena a vedere l'inizio del sentiero per scendere...
Purtroppo una nuvoletta staziona anche sopra di noi; sicuramente non porterà pioggia, ma non permette al sole di scaldarci. Comincia a fare un po' freddino, anche se il vento è scarso; ci copriamo e ci concediamo, dopo il tradizionale rintocco della campana sulla cima, un meritato pranzo.
Prima di ripartire viene il momento della foto di gruppo in vetta (foto 4), per la precisione alle 13.07, e verso le 13.30 ci incamminiamo, con un arrivederci al nostro Testa Grigia.
Non siamo comunque diretti verso valle; ci manca ancora la visita al vicinissimo bivacco Ulrich Lateltin (foto 5), posto sul m. Pinter, che funge da spalla sud del Testa Grigia.
Lungo la cresta incontriamo un gruppetto di ragazzi di Alessandria provenienti dal ripidissimo sentiero che sale da Gressoney e salta il Colle Pinter, e raggiungiamo con loro il bivacco intorno alle 14.30 (ce la siamo presa comoda).
Una piccola pausa, una telefonata a casa, e lasciamo una testimonianza del nostro passaggio sul registro del bivacco, ovviamente con gli URL dei nostri rispettivi siti (foto 6).
Nel frattempo la cima del Testa Grigia non è più così invitante: la base della nube che la sovrastava si è abbassata al di sotto della quota della vetta, che ora si trova completamente nascosta, un po' come l'anno scorso (con la differenza che allora il Testa Grigia era in nube fin dal colle Pinter...).
Va beh, ricominciamo la discesa, e il Colle Pinter si avvicina velocemente mentre percorriamo il friabile sentiero che ci riporterà giù. Massi comincia a sentire un po' di male alle ginocchia; decidiamo pertanto di evitare la lunghissima discesa a piedi fino a Champoluc e dirottarci verso Ostafa via sentiero 12, dove prenderemo la nuova cabinovia per il Crest.
Raggiungiamo Ostafa poco dopo le 17. Non avevo ancora visto il nuovo impianto che sostituisce la doppia seggiovia precedente, ma la cosa che mi stordisce maggiormente sono gli 11 Euro che ci chiedono per la sola discesa. A testa, naturalmente. Il lato positivo è che anche le mie ginocchia arrivano in fondo perfettamente sane, a differenza della volta precedente quando avevo avuto davvero di che vedere le stelle.
Nel giro di pochi minuti siamo di nuovo a Champoluc; la gita è finita e non ci resta che salutare Marco, che rimarrà qui, e darci appuntamento alla prossima camminata.

Hanno preso parte alla spedizione sul Testa Grigia del 10/7/2006:

"Piccole storie quotidiane"