AVVISO AI VISITATORI
A seguito del proposito di un nuovo collegamento funiviario tra Frachey e il Colle Superiore delle Cime Bianche nell'area protetta del Vallone delle Cime Bianche (Ambienti glaciali del gruppo del Monte Rosa, SIC/ZPS IT1204220), nonostante il sito rappresenti un impegno ormai ventennale portato sempre avanti con continuità, passione e dedizione, il webmaster non ritiene più opportuno indirizzare migliaia di escursionisti in una valle che non ha imparato ad amare, rispettare e proteggere se stessa, a meno che non intervengano elementi che scongiurino l'ennesimo attacco al suo ambiente.AyasTrekking.it fa parte del gruppo di lavoro "Ripartire dalle Cime Bianche" che ha come scopo lo sviluppo in Ayas di un nuovo modello di turismo sostenibile e attento alle nuove necessità e richieste del mercato nazionale e internazionale.
Il webmaster
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Nel bosco, lungo il sentiero che da St.-Jacques des Allemands porta a La Crocetta, passando poco sopra alla Chiesa all'aperto di Don Michele Do, dopo pochi passi si incontra, posto su un alto basamento in pietra, un pilone votivo
(foto 1) che la scritta, in piccole tessere di ceramica rossa su sfondo dorato (foto 2), indica come dedicato a S. Hugo, probabilmente il nome proprio del committente.
Dovrebbe trattarsi di S. Ugo, vescovo di Grenoble (1053 - 1132), fondatore dell'Ordine di Chalais, perché in effetti all'interno è raffigurato un vescovo riccamente vestito (foto 3), con mitra gemmata (foto 4) e sull'orlo del manto rosso un raffinato decoro dorato (foto 5).
Il viso, volto verso la sua sinistra e leggermente reclinato, indica che il Santo sta leggendo un libro, rilegato in blu e decorato da un sole giallo (foto 6), tenuto nella mano sinistra. Con la destra impugna invece il pastorale.
Sullo sfondo compaiono a sinistra un edificio antico con due livelli di colonne e a destra, dietro ad alberelli spogli, un paesaggio con case, due torri e un ponte su un torrente che richiama i borghi dell'entroterra ligure.
La particolarità che lo differenzia da tutti gli altri innumerevoli piloni votivi di Ayas è però che non si tratta di un affresco ma di un dipinto, di ottima mano, su piastrelle di ceramica tenute in posa con staffe di ferro. In basso a destra, su un prato dalle erbe realizzate con particolare scioltezza, compare anche la firma dell'autore: - R. BEVILACQUA - SAVONA (foto 7)
Si tratta certamente dell'importante ceramista Romeo Bevilacqua. Non è chiaro come una sua opera sia finita in un bosco ai piedi del M. Rosa, forse si tratta dell'ex voto di un frequentatore ligure, certo è che il materiale ceramico è ancora in perfette condizioni, nonostante il luogo sia particolarmente umido e ombreggiato.
Romeo Bevilacqua, nato a Firenze nel 1908, a 11 anni si trasferisce a Savona e a 17 inizia a lavorare la ceramica nella vicina Albissola, dipingendola in modo innovativo a mano libera invece che con l'uso tradizionale dei cartoni. Oltre che nel suo studio "Ars" opera in varie importanti manifatture locali, come "La Fenice", "Alba Docilia" e "I.A.M.A.". La svolta è però quando a 22 anni inizia a lavorare presso le Ceramiche Mazzotti (MGA) (foto 8), aderendo al Futurismo, accanto a Giuseppe e Torido Mazzotti, Ennio Prampolini, Nicolai Diulgheroff, Tullio d'Albisola, Lucio Fontana, Bruno Munari, Farfa e gli innumerevoli altri artisti che frequentano tale manifattura. Tipiche sono le piccole plastiche caricaturali ma produce anche pannelli, vasi, piastrelle e piatti decorativi.
Con gli altri futuristi partecipa a diverse Triennali d'Arte di Milano, alla Prima Mostra Nazionale Futurista di Roma del 1933, alla Prima Mostra di Plastica Murale di Edilizia Fascista a Genova nel 1934.
Nel 1939 però ritorna alla tradizione dell'antica ceramica ligure riprendendo i motivi settecenteschi ma con una particolare vivacità di gesti e di colori: è lo "stile Romeo".
Partecipa alle mostre organizzate da Antonio Siri al Pozzo Garitta nei primi anni '50 e Aligi Sassu lo ritrae in uno dei pannelli che decoravano lo storico Ristorante Pescetto di Albisola Superiore mentre dipinge al cavalletto sul molo attorniato da altri artisti del gruppo.
Nel 1952 crea una gigantesca anfora alta più di 2 metri e mezzo decorata con un "Giudizio Universale" nel quale Leonardo da Vinci separa gli artisti reprobi, seguaci dell'astrattismo e del cubismo, dai buoni, i figurativi, fra i quali i Mazzotti, Manzù, De Chirico, Sassu, Lucio Fontana. Ora si trova esposta nella Loggia Longhena a Vicenza.
Muore nel 1958. Sue opere sono presenti nel Museo della Ceramica Mazzotti e nell'attiguo Museo-Giardino (foto 9).1
Alina Piazza